Notizie storiche
Larino - La città romana e l'anfiteatro

Larino è un centro importante nel territorio dei Frentani meridionali, situato nella località di Piano S. Leonardo che attesta una frequentazione in età preistorica e protostorica. Ha rapporti diretti con la Daunia ed è al centro di vie di comunicazione che uniscono la costa e la parte interna del Sannio, configurandosi fin dall’inizio come un sito di frontiera sia rispetto alla Daunia, sia rispetto all’area sabellica.
Il centro è documentato fin dall’età arcaica, dotato di un impianto urbanistico ippodameo nel IV secolo a.C., raggiunge il massimo sviluppo nel III e II secolo a.C., come mostra l’esistenza di una zecca che evidenzia la sua importanza da un punto di vista amministrativo, commerciale ed economico. La monetazione ne rispecchia le caratteristiche culturali, con monete che seguono il sistema ponderale greco, altre quello italico, monete con legenda in greco e altre con legenda in osco.
Per la Larino di I secolo a.C. possediamo l’interessante testimonianza di Cicerone che tramanda l’immagine di una città ricca e corrotta nella sua Pro Cluentio a difesa di Cluenzio, un larinate illustre, accusato di veneficio ai danni del rivale Oppianico. Alla crisi di età sillana e post-sillana segue un periodo di splendore (tra la seconda metà del I secolo d.C. e il II secolo d.C.) testimoniato dalla costruzione di edifici monumentali, dell’anfiteatro e dalla sistemazione del foro.
Il sito di Piana S. Leonardo viene abbandonato solo in età altomedievale, probabilmente in seguito ad un attacco saraceno che spinge la popolazione a rifugiarsi in un luogo più sicuro; si sposta infatti nell’attuale centro storico, su uno sperone tufaceo difeso naturalmente dai pendii scoscesi.
Di particolare interesse infine è la presenza di insediamenti rurali di età ellenistica e romana nel territorio di Larino (come ad esempio S. Martino in Pensilis e S. Giacomo degli Schiavoni). Alcuni di questi raggiungono in età tardo-repubblicana e soprattutto imperiale una grandezza ed un’importanza notevole attestando una produzione agricola specializzata e restituendo un’organizzazione territoriale ed un tipo di economia basata sul latifondo.
Percorso virtuale

L’anfiteatro, di età flavia, è in parte scavato nel banco tufaceo (il primo e il secondo ordine di sedili) e in parte costruito in elevato (gli ordini superiori). Si conservano l’arena con il podio, il piano inclinato dell’ima cavea, alcuni vomitoria e le strutture dell’ambulacro del primo ordine. Lo sbancamento necessario alla realizzazione dell’anfiteatro interessò strutture delle fasi precedenti dell’abitato come testimoniano i resti di murature ellenistiche, le tracce di una strada realizzata con ciottoli e le sepolture di età arcaica. L’anfiteatro risulta abbandonato nel tardo impero quando inizia ad essere oggetto di spoliazioni e sarà nel medioevo sede di un’area sepolcrale.
Gli edifici termali vennero realizzati nel II secolo d.C. nei pressi dell’anfiteatro ed erano probabilmente ad esso funzionali. Di particolare bellezza sono i mosaici con motivi geometrici, animali marini e fantastici che pavimentavano le vasche e gli ambienti termali.
Un settore dell’abitato è stato scavato nell’area dell’attuale asilo nido e ha restituito un tratto di via lastricata fiancheggiata da botteghe da un lato e abitazioni dall’altro, con resti di pavimenti in mosaico, tra cui si ricorda il famoso “mosaico del kantharos”.
L’area del foro subisce una sistemazione intorno alla metà del I secolo d.C. con la realizzazione di edifici monumentali. Lo scavo nell’area di Torre S. Anna ha restituito una zona artigianale ed una serie di edifici pubblici probabilmente connessi al foro cittadino. Sono stati inoltre rinvenuti statue, colonne, capitelli e basi che permettono di ipotizzare l’esistenza di un porticato.

Il tempio di Marte potrebbe essere identificato nell’edificio a pianta quasi quadrata su alto podio, pavimentato in mosaico, individuato nell’area del foro. L’edificio, costruito nel I secolo d.C., potrebbe infatti aver avuto una destinazione cultuale. Un’altra area sacra è stata individuata in via Jovine con il rinvenimento di un santuario di età ellenistica.
Una domus di età repubblicana è stata indagata nell’area circostante il foro.
Conosce due fasi di vita ed è organizzata intorno ad un atrio, pavimentato a ciottoli policromi, contornato da cubicola.
Decentrato rispetto all’asse trasversale dell’edificio è un impluvio a mosaico policromo con polpo, cernie e tralci.
Le aree di necropoli sono attestate da una serie di rinvenimenti in differenti punti del territorio che circonda la città: in contrada Monte Arcano (sepolture di VI secolo a.C. e sul versante nord e nordest di Monte Arcano di IV secolo a.C.); alle pendici del Montarone (V secolo a.C.); in località Carpineto (IV-III secolo a.C.) e lungo la strada che collega Larino a Casacalenda, nella zona dell’attuale stazione ferroviaria (II-inizi III secolo d.C.).

Larino e la Pro Cluentio di Cicerone
… Hoc enim ipsum iudicium, hoc periculum, illa accusatio, omnis testium copia quae futura est a matre inizio est adornata, a matre hoc tempore instruitur atque omnibus eius opibus et copiis comparatur. Ipsa denique nuper Larino huius opprimendi causa Romam advolavit. Praesto est mulier audax, pecuniosa, crudelis, instituit accusatores, instruit testis, squalore huius et sordibus laetatur, exitium exoptat, sanguinem suum profundere omnem cupit, dum modo profusum huius ante videat… (Pro Cluentio VI, 18)
… Questo stesso processo, infatti, questo rischio di condanna, quell’accusa, tutta la massa dei testimoni che sta per presentarsi, sono stati predisposti fin dall’inizio dalla madre, dalla madre sono allestiti e procurati da tutte le sue risorse e dai suoi mezzi. Lei stessa si è precipitata poco tempo fa da Larino a Roma per distruggere quest’uomo. È qui presente una donna temeraria, piena di soldi, crudele; prepara gli accusatori, istruisce i testimoni, gioisce dello squallore e delle misere condizioni di costui, ne auspica la fine, desidera versare tutto il proprio sangue, pur di vedere versato prima il sangue di lui…
Per poter comprendere la descrizione e i fatti raccontati da Cicerone nella Pro Cluentio è necessario conoscere gli eventi che caratterizzarono Larino negli anni successivi alla guerra sociale. Il centro è infatti dilaniato da lotte interne tra due fazioni: quella antisillana rappresentata dai Cluenzi, aristocrazia di antica nobiltà e quella filosillana rappresentata da Oppianico e da una delle sue mogli Sassia (madre di Cluenzio). Oppianico, al ritorno di Silla dall’Oriente (83 a.C.) fugge da Larino, in seguito all’accusa di omicidio di Marco Urio, un giovane larinate che aveva combattuto dalla parte degli italici, e si rifugia nel campo di Quinto Metello. Dopo la vittoria finale di Silla, torna a Larino e si impadronisce del quattuorvirato, compiendo le sue vendette attraverso le proscrizioni. Dopo il ritiro del dittatore (79 a.C.) anche la carriera politica di Oppianico e la fortuna della sua fazione subiscono una battuta d’arresto. Dopo la questione dei Martiales (gli schiavi pubblici di Marte), in cui Cluenzio si contrappose a Oppianico e al suo tentativo di renderli liberi cittadini, Oppianico tenta, senza successo, di uccidere Cluenzio e viene condannato ad allontanarsi dall’Italia. Va quindi via da Larino e vive a Roma fino alla morte nel 72 a.C. Cluenzio viene accusato dalla madre Sassia di aver avvelenato Oppianico e a sua difesa interviene Cicerone con la Pro Cluentio; il presunto omicida è assolto da ogni accusa, la reputazione della madre Sassia viene invece completamente distrutta.